Selenya: L'ombra di Rak-Thul - Capitolo 9 - Versi e Battibecchi


Hello! Bentornati nel mondo di Selenya e nel regno di Rak-Thul. Dopo aver ottenuto una particolare pergamena, i nostri eroi decidono di andarsene dalla grotta sotterranea, ma prima, ingolositi dalle cibarie contenute nel magazzino, scelgono di recuperare qualche scorta. Peccato che all'interno si trovi un tamburo, una di quelle creature che sarebbe meglio evitare. Cosa accadrà?
Buona lettura!

Selenya: L'ombra di Rak-Thul

Capitolo 9 - Versi e Battibecchi


La creatura non si era ancora accorta di noi: solo dopo qualche tentennamento, svicolammo all’esterno dell’ingresso, nascondendoci rasenti alle mura del magazzino. “Cosa ci fa un tamburo qui?” Chiesi a bassa voce. “E io che ne so? Di certo so che dobbiamo andarcene immediatamente da qui.” Cautamente, iniziammo a spostarci dai dintorni della costruzione, guardandoci attorno. Intimoriti dal fatto di trovarne altri al nostro cospetto, come prima cosa, estrassi la spada di legno dalla mia borsa che, appena fu a contatto con l'aria della grotta, ricominciò a sprigionare il vento attorno essa. Purtroppo, non sapendola impugnare e gestire ancora correttamente, al mio primo movimento di scatto, feci partire involontariamente una sferzata di vento contro la parete, provocando un tonfo e la caduta di rocce più friabili. “Cosa diamine hai fatto? Stupido! Così ci farai scoprire!” Mistrel alzò la voce.

Tum-Tum

Il loro verso si udiva da più punti intorno al lago di Hulia.
“Se urlassi di meno! Sei tu che ci hai fatto scoprire!” Iniziai a battibeccare.
“Colpa di chi o cosa, ora non ha senso parlarne. Dobbiamo nasconderci.” Aveva evitato il discorso, ma allo stesso tempo aveva anche ragione. Non dovevamo farci vedere.
Nel mentre, però, la porta del magazzino si spalancò. Dall’interno sbucò uno dei tamburi, seguito a ruota da altri due. Ci voltammo, incrociando il nostro sguardo con i loro.
Ci scrutavano incuriositi, muovendo il loro capo prima verso di noi e poi verso i loro simili. Sembrava stessero comunicando in qualche modo, ma a noi non era dato sapere cosa si fossero detti. Facendo piccoli passi all’indietro, fingemmo di non guardarli, cercando così di arrivare verso la cavità della grotta che ci avrebbe portato in superficie.
La cosa sembrò funzionare o almeno finché un altro tamburo sbucò dalla via che dovevamo prendere.
“Oh, cacchio!” Esclamai, attirando così l’attenzione di quest’ultima creatura.

Tum-Tuuuum-Tum-Tum

Iniziò ad agitarsi, per poi venirci in contro a quattro zampe. I tamburi che ci avevo ignorato iniziarono anche loro ad avanzare verso di noi con il probabile intento di circondarci.
Ero spaventato, ma Mistrel ebbe un’idea.
“Vieni! Di qua!” Mi strattonò per mano, correndo verso il ponte che portava al tempio.
Il tamburo solitario cercò di saltarci addosso ma, erroneamente, ci schivò, finendo contro la parete rocciosa della grotta. Fu così che avemmo il tempo di raggiungere il ponte.

“Ripariamoci nel tempio.” Mistrel mi diede subito retta, entrando così nuovamente nella struttura rombica.

Dalla scala iniziammo a guardare attorno. Notammo subito che i tamburi non si stavano avvicinando all’acqua. Ci giravano attorno, ma non si azzardavano ad avvicinarsi al lago.
“Cosa facciamo ora? Siamo intrappolati qui. Non è che useresti un po’ della tua magia?”
“Bamboccio faccia da Gnuk! Secondo te io ho magia infinita? Forse ne potrei atterrare due o tre, ma gli altri ci divorerebbero!” Faccia da Gnuk? Che cos’è? Pensai tra me e me.
“Ho la mia spada però! Qualcosa servirà! E poi la torcia? Non doveva allontanare i tamburi?”
Mistrel sorrise. “La torcia! Certo! La useremmo come deterrente per scappare da loro e così potrò usare le mie ultime energie magiche per l’obolo che ci porterà all’esterno! Dove ce l’hai? É da un po’ che non la vedo.” Il silenzio si inserì tra noi due.
“Non mi ricordo… L’avevo prima di entrare nel magazzino, ma poi… Mi sa che l’ho appoggiata da qualche parte… É che la fame ha avuto il sopravvento.” La strega iniziò a muovere gli occhiali nevroticamente.
“Razza di… FACCIA DA TOPOSTRUZZO! Una cosa dovevi fare! E ora dobbiamo recuperarla, STUPIDO STERCO VIVENTE.” Iniziò a inveire contro di me con insulti coloriti e piuttosto fantasiosi.
“Mistrel, ascolta, forse è proprio davanti all’ingresso del magazzino e ho un’idea per recuperarla.” La ragazza si calmò, aspettando la mia deduzione.
“I tamburi sembrano spaventati dall’acqua e l’entrata del magazzino è molto vicina al lago. Se tu riuscissi ad attirarli dalla parte opposta della grotta, io potrei tuffarmi per raggiungere il magazzino a nuoto. La torcia dovrebbe trovarsi lì.” La risposta di Mistrel fu chiara. Un colpo di nocche in fronte.
“Facciamolo. Potrebbe essere l’unica soluzione.”

Scendemmo dalle scale del tempio portandoci sul ponte. Diedi la borsa con la spada a Mistrel e mi tuffai in acqua, nascondendo la mia posizione ai tamburi, ma tenendomi attaccato al bordo del ponte. La strega partì verso la fine del passaggio, iniziando a fare un baccano incredibile. “Hey! Sono qui! Stupidi esseri fetenti. La cacca di Gnuk profuma più di voi! Per non parlare del vostro alito. Vi siete per caso mangiati a vicenda?” Per la situazione, aumentò il suo repertorio di insulti a vista d’occhio anche se, stranamente, il piano funzionò.
I tamburi iniziarono ad avvicinarsi, emettendo i loro versi a ripetizione. Non sapevo se capissero le nostre parole, ma sembravano essersi offesi.
Vedendoli allontanare, iniziai a nuotare, raggiungendo in pochi secondi la riva del lago.
Aprii la porta del magazzino e mi ci infilai dentro. La fortuna era dalla mia parte: la torcia che emetteva una magica luce blu giaceva per terra dietro un angolo.



La caverna e il lago visti dal ponte pixnio
Passarono i minuti. Mistrel iniziava ad essere in difficoltà, portandola ad addentrarsi sul ponte. “Vrynn! Dove sei? Stanno provando a raggiungermi!” Urlò a squarciagola. “Eccomi!” Gridai per farmi sentire da lei. Quando si voltò, inizialmente immaginai gioia nei suoi occhi come per dire… O mio eroe, sei venuto a salvarmi… Invece, aveva lo sguardo da… Ora, ti uccido con le mie stesse mani. Eppure, riempire anche un sacco con del cibo commestibile, mi sembrava una buona idea. “Ma come ti salta in mente! Io sono in pericolo e tu…” La sua voce tremava dalla rabbia. “Ci ho messo poco! Ho approfittato dell’occasione!” Cercai di dare spiegazioni. In quel mentre, Mistrel furiosa, utilizzando la spada di legno, cominciò a dare sferzate contro i tamburi spedendone due in acqua. Mi faceva pena vederli galleggiare a fatica nel lago, ma quella situazione permise a Mistrel di svincolarsi e di raggiungermi, mentre gli altri due tamburi ci guardavano impauriti, o meglio fissavano lei terrorizzati. Iniziavo a pensare che della torcia non avevamo più di tanto bisogno. Con forza mi tirò contro la mia borsa, tenendosi però la spada di legno in mano. “Dopo facciamo i conti, ma ora andiamocene di qui.” Non fiatai. Entrammo nel condotto delle vie illusorie: Mistrel usò la sua magia per ricreare un obolo del vento. Iniziò a girare ad alta velocità, portandoci così a correre dietro esso. Fu così che con un certo fiatone uscimmo all’esterno.

Il sole era alto nel cielo ed era più cocente che mai. Con lo svanire del potere delle sacerdotesse il clima stava iniziando a diventare quello reale, facendoci sudare all’istante.
“Sembra di stare lungo i bordi di un vulcano. Cosa sta succedendo?” Mi lamentai.
“Zitto. Che ti ci butto poi in un vulcano. Le temperature stanno cambiando e dobbiamo trovare una soluzione. Nonostante le detesti, dobbiamo far tornare in sé le sacerdotesse. Solo loro possono sistemare questo casino.” Non conoscendo niente del regno di Rak-Thul, non potevo che darle ragione o semplicemente starla a sentire. Dall’avvento della luna viola tutto stava cambiando e iniziavo anche a preoccuparmi su cosa potesse essere successo anche nel resto del mondo. Di sicuro non eravamo gli unici a essere sconvolti da quel colore mai visto in cielo.
“Cosa facciamo adesso? Dobbiamo anche capire cosa sia quella strana pergamena.”
Mistrel iniziò a guardare l’orizzonte.
“Da qui si vede l’avamposto di confine, ma è pieno di guardie.”
“Il confine del regno?” Chiesi titubante.
“Ovviamente. Non te ne volevi andare da qui?”
“Certo che me ne voglio andare, ma…” Mi chiusi tra i miei pensieri.
“Vorresti tornare prima a Treia, immagino. Rivedere i tuoi cari.” Per una volta sembrava essere comprensiva.
“Avrei delle domande da fare al vecchio Reynard. Voglio capire meglio le mie origini.” Mistrel quasi mi saltò addosso.
“Reynard? Ludwig Reynard?” Mi fissava speranzosa.
“Esatto. Lo conosci?” Mistrel sorrise.
“Finalmente! Allora è vivo. Dobbiamo andare subito a Treia.” Sembrava, anzi, era felicissima.
“Andiamo, allora?” Anche io ero contento di poter rivedere i miei cari amici.
“Sì, ma passiamo un attimo dalla casa dell’altra notte. Dobbiamo prepararci al viaggio.”
In effetti non potevo certo girare con un sacco di viveri sulla spalla per tutto il tempo.

All’interno della casa Mistrel aprì tutti i mobili finché non tirò fuori una grande borsa a tracolla. Svuotammo il grande sacco sul tavolo e iniziammo a dividerci i viveri finché non riempimmo il nostro bagaglio. Poi salì le scale e mi urlò: Non guardare, se no ti ammazzo.
Quando scese capii subito il motivo di quelle parole. Si era cambiata. Si era tolta il lungo vestito da sacerdotessa-strega e si era messa indumenti più leggeri e leggermente più provocanti, per via di una evidente scollatura.
“Ma perché ti sei cambiata? Hai rubato i vestiti a qualche ragazzina?” Mi voltai intimidito.
“Fa caldo! Anche se forse un po’ fuori moda, questi vestiti sono miei e poi… Sto per rivedere Ludwig.” I suoi occhi scintillavano.
“Quindi questa è casa tua…” Finalmente compresi perché mi aveva portato qui.
“Già… Ci viveva mia madre, ma non so più che fine abbia fatto dato che anche io ero rinchiusa nella torre.” Il suo sguardo era in quel momento cambiato. Chiaro segno di ricordi del passato.
“Scusami, non volevo farti pensare al…”
“Tranquillo, non è un problema. Dai, ora andiamo che non abbiamo tempo da perdere.”
Con un certo impeto corse fuori dalla porta, portandomi così a seguirla.

Anf - Anf “Senti, ma perché corriamo? Fa troppo caldo. Mi sento svenire.”
“Smettila di lamentarti! Sono troppo agitata per fermarmi.” Agitata di che? Pensai.
“Ma dove stiamo andando?” Le gridai nella speranza mi sentisse.
“Eccoci.” Si fermò all’improvviso.
“Ma è una stalla?” Mistrel sogghignò entrando all’interno.
“Entra, entra. Ecco il nostro mezzo di trasporto.” I miei occhi non volevano crederci.
Le sue imprecazioni erano diventate realtà.

Squick - Squack

Davanti a me c’era un topostruzzo.

Continua...



La luna viola di carolineschell
Ah. Esistono i topostruzzi. Anche io che scrivevo, non ci volevo credere. Sembra un'animale carino, ma sarà così simpatico come sembra? Lo scopriremo presto! Alla prossima :)
[Selenya: Le sei Ombre della Luna](https://steemit.com/@selenya)
[Le Sei ombre della Luna - immagine di @armandosodano](https://steemit.com/@armandosodano)
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Ecency