SELENYA: L'OMBRA DI KASIHA - Il piano (by @kork75)

Il piano

Bice con lo sguardo rivolto all'orizzonte, scrutò per alcuni minuti il volo dei gabbiani e assaporò appieno la menta dei sognatori. Il suo passato lontano era tornato da lei, volando, come quella rondine che si era posata sul davanzale. Rigirò più volte tra le mani la lettera che il giovane svadhi aveva con sé, e che era indirizzata a lei, frugandone il senso. Spenta la pipa, l’aveva riletta più di una volta:
“Cara Bice, questi sono tempi oscuri e misteriosi. A tutti noi è richiesto un sacrificio. Mi privo dei miei adorati figli e di un giovane collega a noi molto caro. Chissà che nei loro viaggi non possano incontrarti! Con affetto, Avati”.
Si sentì chiamare, era Fida. Il guerriero bussò alla porta ed entrò nella stanza della torre, la stessa che giorni prima aveva accolto anche lui. L’uomo la strinse a sé affettuosamente e, guardandola nei suoi occhi color nocciola, le disse:
“Ti rimarrà solo un piccolo segno dietro l’orecchio… Non si noterà nemmeno. Perdonami… Sarei dovuto venire io, a riprendermi il fanciullo al posto di Sama”.
Fida le accarezzò i lunghi capelli bruni, spostandogli una ciocca riccia dietro l’orecchio destro, quello ferito.
Bice scostò la sua mano, si allontanò, posò sul tavolo la lettera di Vaila e disse: “Perdonarti di che cosa? Non lo potevi sapere che sarebbe arrivato il bargello, Fida è andata così… Tranquillo. Inoltre, puoi star certo che Sama se l’é cavata egregiamente. Prendermi cura del fanciullo l’ho fatto volentieri, accettando anche i rischi. Dove è adesso Cirri?”
“Perché, ti ha detto lui che si chiama Cirri?” Domandò sorpreso il guerriero.
“Non proprio, lo sai che non dice una parola. Una delle mie ragazze lo chiama così e, a quanto sembra, gli piace quel nomignolo”, spiegò Bice.
“Cirri… E vada per Cirri. Ha fatto un’abbondante colazione, ora è a giocare in giardino, i novizi del tempio lo stanno viziando. Quel ragazzino non sta fermo un attimo. Parlami invece… Del giovane svadhi. Che tipo è?” Domandò Fida riempiendo due calici di vino blu.
“È un Fiore di Loto, un sacerdote del nostro dio. Abbiamo un’amica in comune, ecco perché è venuto da me. Comunque, ho scambiato solo alcune parole con lui… Quando siamo arrivati al tempio era messo veramente male: ha rischiato di morire per quella brutta ferita al torace. L’hanno preso in custodia i zunika… Salvandogli la vita. E poi da ieri, ha passato più tempo con il Priore che con me”, rispose Bice brindando a lune migliori e ripensando agli eventi di tre notti prima, quando Sama era tornata al tempio con il maghetto, portando in salvo sia lei che il sacerdote svadhi.



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In quella tormentata notte, rimembrata da Bice, Il Gran Zunika si era adoperato fin da subito a prestare soccorso al giovane Vaila, gravemente ferito, e alla donna. Poi, contrariato con Sama per l’omicidio del bargello, aveva cercato di rimediare all’accaduto simulando l’ennesimo attentato dei ribelli del Pugno Blu: emanando un finto comunicato anonimo indirizzato alla fortezza. L’amazzone aveva stilato un dettagliato rapporto su quello che era successo, e consegnato al Sommo Sacerdote il contenuto del borsello del giovane svadhi. Al suo interno, oltre a una lettera indirizzata a Bice c’era una boccetta rotta d’inchiostro magico. Il Priore fortunatamente aveva notato che il liquido magico non era andato perduto, ma si era impresso sulla tunica del moribondo Vaila.
La veste insanguinata era stata portata immediatamente nella stanza dello Specchio e lì il Gran Zunika aveva capito l’arcano mistero. Le parole in lingua svadhi potevano dare un senso compiuto a quelle impresse sulla pergamena in suo possesso. Esaminò attentamente la tunica, che riportava scritto in lettere arancioni, il colore del regno di Svadhisthana, le seguenti parole: dal ciel – il seme – piantato. – in ginocchio – si desta. – a voi il – celar gli – la divina.
Il coraggioso Fiore di loto era stato ricucito con parecchi punti di sutura; poi, grazie a un potente unguento e a un intruglio misterioso, il mattino successivo, anche se a fatica e con un viso non certo di bellezza degna di un sacerdote del dio Kundalini Kama, si trovò al cospetto del Gran Zunika. L’intuizione del Sommo sacerdote era esatta, quelle parole facevano parte di un disegno divino più ampio, e per poter decifrarne l’arcano significato, aveva bisogno dell’intero testo: Il suo grido d’allarme era stato ascoltato dal tempio di Svadhisthana. Vaila riferì che oltre il confine, ad attenderlo con la parte di profezia di Kasiha, c’erano due suoi fedeli compagni. I suoi amici erano pronti, come lui, ad arrivare al centro di Selenya: alla Città Imperiale, là dove secondo le antiche scritture, tutto ebbe inizio.
Passò un'altra intera giornata di dubbi e incertezze per il saggio Gran Zunika. La situazione in città dopo la morte del bargello era di nuovo precipitata nel caos, e le guardie reali avevano intensificato i controlli fuori e dentro le mura. Non c’era tempo per riunire il Gran Concilio e nemmeno per portare le teorie sulla profezia al cospetto dell’Eccelso, il Gran Zunika doveva prendere una decisione e farlo subito, anche perché Vaila premeva per il rientro a Svadhisthana. Se solo avesse avuto vent’anni di meno o il coraggio del vecchio amico Pasi, avrebbe accompagnato lui stesso il giovane svadhi, ma per sua fortuna trovò in Fida l’uomo giusto per compiere l’impresa, proprio come aveva fantasticato in una delle sue visioni.



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“Hai accettato la proposta del Sommo sacerdote… Allora è deciso, partirai per questa folle avventura”, disse Bice trattenendo a fatica le lacrime.
“Che altro posso fare? Non ho più nessun legame con Kasiha, e sono in fuga dalle guardie reali”, rispose Fida a capo chino.
“Porterai anche il fanciullo, immagino…”
“Si, per lui è pericoloso uscire da queste mura, e non penso che abbia le doti del novizio zunika. Verrà con me. Dopo la Città Imperiale, andremo a nord: Alfhild, la mia terra d’origine… Ci rifaremo una vita”, rispose Fida commosso.
Vano fu il tentativo della donna di convincerlo a ritornare a Ha, dopo aver accompagnato Vaila alla Città Imperiale, o quanto meno di lasciarle in custodia il fanciullo, evitandogli ulteriori pericoli.
“No, Cirri mi seguirà, merita un futuro diverso. Neveluna è la soluzione migliore per entrambi. Sarei felice se ti unissi a noi”, disse Fida, stringendole le mani.
“Non chiedermelo… Ti prego. Lo sai che ho delle responsabilità verso le mie sorelle. Molte di loro dopo l’altra sera si troveranno sole e impaurite, e per di più senza un posto dove andare. Devo assolutamente rintracciarle e quanto prima rimettere in piedi il mio tempio, ma Fida…” E, senza aggiungere altro, la donna scoppiò in un pianto liberatorio tra le braccia del guerriero.
Il lungo bacio di Bice e Fida fu brutalmente interrotto dall’ingresso di Vaila.
“Scusate, mi dispiace interrompere il vostro idillio d’amore… Naima perdonami, devo parlare con Fida”, disse cercando di non sforzarsi troppo nel sorridere per non tirare i punti di sutura ancora freschi.
“Naima? Il tuo nome svadhi? Bello mi piace”, commentò Fida staccandosi dalla donna, che nel mentre si asciugava il viso dalle lacrime.
“Stai piangendo?”, le domandò Vaila.
“È preoccupata per noi e per quello che ci attende… Ma è una donna forte, la conosco da molto tempo, sta già pianificando la ricostruzione del suo piccolo tempio dell’amore”, rispose Fida per rincuorare l’animo di Bice.
“Avati, non mi ha detto molto sul tuo conto pia Naima, ma quando questa storia cesserà e la nostra Luna arancio risplenderà nuovamente nel cielo, giuro che insieme a suoi due gemelli, tornerò a Kasiha…” Disse Vaila.
“Pregherò per tutto questo. Arvinda e Kiran… L’ultima volta che li ho visti erano in fasce”, rispose Bice accarezzando il volto del giovane svadhi.
“Ehi, questa è tua, prendi!” Si intromise Fida lanciando a Vaila una spada.
“Una daga da cavaliere del regno, ma io veramente…”
“Lo so che non sei pratico, ma se devi guardarmi le spalle è meglio farlo con questa. Durante il viaggio ti insegnerò come adoperarla. Adesso dimmi cosa hanno deciso”, mormorò Fida riempendo tre calici.



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Vaila tracannò il vino e li condusse alla finestra; euforico e con enfasi, spiegò il piano architettato dal Priore per uscire indisturbati dalla città. Fida scosse la testa diverse volte, non riusciva a crederci; avrebbero lasciato il tempio appena calate le tenebre, prendendo il largo a cavalcioni di un kasika. Una volta giunti a debita distanza dal blocco navale, posto a protezione del confine del regno, l’enorme pesce, indirizzato dal suo cavaliere zunika, si sarebbe immerso protetto dalla sua bolla d’aria: passando così indisturbato sotto l’ignara flotta reale. Il mitologico animale sarebbe riemerso dagli abissi solo in vista dei rocciosi fondali delle coste di Svadhisthana. Giunti in un punto indicato su un’antica mappa, l’impavida spedizione dei tre, scalando un ripido sentiero, procederà sino al confine per unirsi ad Arvinda e Kiran.
“Ora devo andare, mi aspettano alla caletta dei pescatori… Voglio vedere questi mitologici bestioni. Voi riprendete pure ciò che ho interrotto, e che il nostro dio Kundalini Kama benedica la vostra unione”, e senza aggiungere altro e con la sua spada in mano, Vaila uscì dalla stanza chiudendo la porta.
“Sono sempre così, impulsivi, irrazionali e tremendamente incoscienti i giovani svadhi?” Domandò Fida spingendo dolcemente Bice verso il letto.
“Non sempre… A volte sono peggio. Adesso però stringimi forte e baciami!”
Continua…



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Selenya: Le sei Ombre della Luna


Le Sei ombre della Luna - immagine di @armandosodano

La Luna Grigia di Rak-Thul
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