Homerun - L'ultima base

Questo racconto è stato scritto per partecipare a Theneverendingcontest n° 93 S3-P9-I2 di @storychain sulla base delle indicazioni del vincitore precedente @kork75

Tema: Ultima base
Ambientazione: Partita di baseball

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Homerun - L'ultima base

<<Un altro battitore eliminato, signore e signori! Incredibile! Il nostro Tigerman sta per superare di nuovo il proprio record personale! Stiamo assistendo alla nascita di una giovane stella come mai se n’erano viste nella nostra città!>>.

Il cronista, eccitato, descriveva ogni singola azione di quella partita con entusiasmo e trasporto, facendo tuonare la sua voce baritonale per tutto lo stadio. Era un’amichevole fra due città vicine, il livello era poco più di quello di un club scolastico, ma fra tutti i giocatori c’era lui, James Conrad, detto Tigerman, che spiccava come una fragola rossa e succosa in mezzo al bianco dei cavolfiori lessi. Era senza dubbio un ragazzo prodigio e aveva attirato l’attenzione di molti manager e investitori che proprio quel giorno, attirati dalla sua fama, si erano scomodati per andare a vederlo giocare valutando la possibilità di offrirgli un contratto in una squadra di livello superiore.
E Tigerman non stava certo deludendo le aspettative: con la sicurezza del talento e l’arroganza dei suoi 15 anni, unita alla consapevolezza che in quella partita si giocava il futuro, stava dando sfoggio delle sue mosse migliori, mettendo in mostra le sue doti meglio che poteva. Segnava un punto dietro l’altro, eliminando uno ad uno gli avversari con incredibile maestria e dando motivo di gioia al cronista, che entusiasta si sgolava quasi strozzandosi al microfono a cui era aggrappato.

Tutti gli occhi erano puntati su di lui, dunque; tutti, ad eccezione di quelli di Frank e Margaret, che tenendo le mani intrecciate passavano più tempo a baciarsi che a respirare, dal loro angolo di tribuna, circondati da spettatori troppo coinvolti nella partita per badare a loro. Di tanto in tanto, mentre un giocatore correva lesto verso la seconda base, il dorso della mano di Frank scivolava languida lungo il bianco ovale del viso di Maggy, che socchiudendo gli occhi piegava appena il collo; poi proseguiva lenta lungo il suo collo, la spalla, fino a sfiorare i seni tondi della ragazza, che con un fremito si riscuoteva, apriva gli occhi e si guardava intorno, per assicurarsi che nessuno li avesse visti. A volte, invece, era la mano di Margaret che risaliva la coscia di Franky, nascosta dal giubbino messo lì per coprirgli le gambe e il loro rigonfio contenuto che veniva raggiunto dalle lunghe dita della ragazza appena per pochi istanti prima di tornare a intrecciare le mani a quelle dell’ardente innamorato.

Il fatto è che della partita non importava nulla a nessuno dei due, ma andare a vedere il ragazzo prodigio, compagno di classe della quindicenne Maggy, ecco, quello era l’unico modo per stare insieme in assenza dei loro assillanti genitori. Non era certo facile essere il ragazzo di Margaret Jones, promettente violinista dotata di grande talento e destinata di certo a una sfavillante carriera che l’avrebbe portata in giro per il mondo a suonare nei principali palcoscenici di ogni nazione. Ancor meno se non eri altro che un banale Frank Miller qualsiasi, con una brufolosa faccetta da sedicenne qualsiasi, senza alcuna dote particolare né le idee chiare sul tuo futuro qualsiasi. Eppure lei aveva scelto lui. Quando le si chiedeva perché, la risposta era immancabilmente la stessa: mi emoziona e mi calma nello stesso momento. I genitori di Maggy e le loro aspettative avevano storto il naso subito, senza nemmeno tentare di nascondere la delusione quando la loro pupilla aveva presentato quel ragazzetto come “il suo fidanzato”. Era allora che per i due innamorati, che avevano tenuto riservata la loro relazione per un mesetto prima di dirlo in giro vivendo i giorni paradisiaci dell’innamoramento, era proprio allora, dicevo, che per loro era iniziato l’inferno. Regole, coprifuoco, controlli improvvisi, impegni improrogabili, irruzioni a casa di amici per verificare la loro effettiva presenza, intensificazione delle lezioni di musica: tutto, pur di non lasciare mai sola la coppia e assicurarsi che Maggy “non si rovinasse la vita con quello là”.
I due ragazzi non avevano potuto fare altro che armarsi di rassegnata pazienza e limitarsi ai loro abbracci rubati durante la scuola, o a casa di amici, o al cinema, dove i genitori di Maggy si recavano insieme ai fidanzati sedendosi appena poche file dietro di loro. Fu per questo che le partite di Tigerman divennero un momento di intimità per Margaret e Frank, dal momento che i molesti genitori ritenevano lo stadio gremito un luogo sufficientemente sicuro da non dover essere costretti a presenziare alle partite loro stessi.

Tuttavia Franky, che di certo non era speciale ma si sapeva far voler bene da tutti, era riuscito a fare amicizia, partita dopo partita, con lo staff dello stadio ed in cambio di un piccolo favore era riuscito anche ad ottenere le chiavi dei vecchi spogliatoi in disuso sull’ala ovest del campo. Lì erano stati ammucchiati vari attrezzi da palestra inutilizzati, compreso un paio di materassi da atletica leggera. Nei giorni precedenti quell’ultima, grande partita di Tigerman, si era dato da fare con acqua e sapone, aveva portato coperte e candele, aveva predisposto ogni dettaglio e infine si era affidato alla sua buona sorte. Sapeva di essere intensamente ricambiato da Margaret, ma non sapeva quanto profondamente lei lo desiderasse, nonostante i segnali che lo facevano ben sperare.
Così, al terzo inning di quella memorabile partita, mentre le gambe nude di Margaret sfioravano le sue e gli occhi avrebbero voluto sollevare quella corta gonna di tulle verde, Franky si giocò il tutto per tutto e le sussurrò in un orecchio <<Ti va di stare un po’ soli?>>. Il cuore batteva così forte da fargli quasi male contro il petto, e tratteneva il fiato mentre aspettava quell’attimo infinito che lei stava impiegando a rispondergli. Lo sguardo vivace di Margaret si fissò per un istante dentro gli occhi liquidi di Frank, e pur senza sapere nulla in un attimo capì tutto. Avvicinando il viso arrossato al suo, sfiorando appena il suo orecchio con intensa voluttà, rispose solo "Ti desidero".

Nessuno si accorse di loro, che come automi sincronizzati si alzarono mentre l’intero pubblico scattava in piedi per esultare. Si diressero lentamente verso quegli spogliatoi miseri, resi più accoglienti di una reggia dalle attenzioni e dall’amore di Frank.
Poi, mentre i giocatori raggiungevano la prima, la seconda e la terza base, un inning dopo l’altro, anche loro raggiunsero la prima, poi la seconda e la terza base, fino a quando, proprio mentre Tigerman segnava l’ennesimo homerun fra le grida trionfanti dei tifosi, anche Maggy e Franky raggiunsero esultanti la loro tanto desiderata ultima base.

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Ecency