ESPERIMENTO: numero 2 vita da cani

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-Cos'è quel gonfiore?- chiese Sigismondo all'uscita del supermercato, vedendo l'unica tasca della logora giacchetta di tela dell'amico Tancredi rigonfia come un pollo ripieno.
-Ssst...piano, Sigismondo, soltanto in biblioteca.
-Nella tua cabina?
-Non se ne parla nemmeno.
-Ma...-
-Quando vedrai, capirai.
I due amici si misero d'accordo per vedersi l'indomani pomeriggio nella biblioteca comunale, di cui Tancredi era assiduo frequentatore.
Prima però avrebbero dovuto ripulirsi a dovere, per poterci accedere senza far parlare di sè. Ma la cosa si era fatta alquanto ardua da quando all'amministrazione comunale era venuto il pallino di chiudere l'acqua delle fontane sin dall'imbrunire.
-Non gli bastava chiuderla di notte?- brontoló Sigismondo.
Già. Le fontane di quella grigia città erano utilissime a tutti gli abitanti delle cabine telefoniche, a dispetto del fatto che l'acqua che vi scorreva non era potabile. Riempivano alcune delle loro bottiglie di plastica dell'acqua minerale una volta vuote e le riportavano alle loro cabine per lavarsi. L'operazione veniva eseguita rigorosamente nelle ore notturne, quando l'oscurità li metteva al riparo dagli sguardi dei passanti. I più fortunati, cioè coloro che possedevano una secchia, riuscivano a ripulirsi meglio, spingendo tutti i loro magri averi in un angolo della cabina e la secchia con l'acqua per lavarsi in quello opposto, in maniera da ottimizzare lo spazio. Gli altri si dovevano arrangiare. Dovevano per prima cosa metter fuori il materasso (che a dirla tutta, più che un vero materasso, si trattava di un tappeto da fitness, date le dimensioni delle cabine telefoniche, impossibilitate a ospitare veri e propri materassi), i cuscini e il fornello a gas affinchè non si inzuppassero d'acqua durante il maldestro e improvvisato lavacro, nella speranza di non esserne nel frattempo derubati. A cose fatte, si faceva d'obbligo asciugare il pavimento della cabina con vecchi giornali reperiti nei cassonetti della carta per riportarci all'interno in tutta sicurezza il materasso, i cuscini e il fornello, sempre che li avessero ritrovati.
Tancredi non era purtroppo tra i fortunati che possedevano una secchia, ma la sua viva intelligenza gli aveva permesso di escogitare un sistema a prova di ladro: aveva fissato svariati grandi chiodi alle parti in plastica delle pareti della sua cabina e praticato fori su due degli angoli del materassino e in un angolo di ciascun cuscino. Quando dunque doveva procedere alla difficile operazione bagno improvvisato, semplicemente appendeva i suoi averi alle pareti. Così non lo avrebbero impicciato e al massimo si sarebbero presi qualche trascurabile schizzo d'acqua. Quanto al fornello a gas, ne appendeva il manico al vecchio cimelio di quello che molti secoli addietro veniva usato come apparecchio telefonico e per non rischiare che scivolasse lo assentava per bene con lo scotch, arnese di cui si era rifornito non appena gli si era prospettato l'infelice trasloco. Tancredi era stato previdente a scegliere un fornello a gas dal manico abbastanza lungo, adatto allo scopo. E per asciugare il pavimento della sua cabina utilizzava la sua scopa, onde accuratamente evitare di frugare nei cassonetti della carta, atto foriero di salatissime multe per chi veniva pizzicato dalla guardia municipale. Sigismondo, da parte sua, che proprio non aveva pensato alla scopa, comprava di quando in quando una spugna a buon mercato allo scopo.
Quando i due amici si ritrovarono nella biblioteca comunale, presero posto a un tavolino adatto per due persone, in un angolo accogliente, dove la quiete regnava incontrastata più che altrove in tutto l'edificio, ciascuno dei due con un libro davanti. Tancredi aveva scelto un'opera titanica che da molti anni desiderava leggere, ma non ne aveva mai avuto il tempo materiale: De civitate Dei di sant'Agostino. Ora che di tempo ne aveva anche fin troppo, avrebbe finalmente potuto leggere il volume. Sigismondo aveva invece scelto un'opera molto meno edificante rispetto a quella del suo amico e per giunta niente affatto realistica: Come diventare miliardario al più presto, frutto di un autore che era vissuto agli inizi dell'ultimo millennio. Tale manuale riscuoteva da tempo immemorabile un gran successo tra i migliori creduloni antichi e moderni. Quello che di per certo si sapeva, era il dato di fatto che nessuno di quei lettori era divenuto miliardario, men che meno in breve tempo. Anzi, piuttosto, alcuni di loro avevano perso i loro sudati quattrini per aver dato retta ai consigli letti. L'unico che si era per davvero arricchito per bene era stato l'autore. Chissà cosa ci faceva quel discutibile manuale in un luogo serio quale la biblioteca comunale. Tancredi non si prese nemmeno il disturbo di illustrarne all'amico gli effetti deleteri: conosceva troppo bene Sigismondo da indovinare con largo anticipo che le sue perplessità avrebbero soltanto avuto l'effetto di stimolare in lui la curiosità di leggerlo. Invece, con tutta nonchalance, tirò fuori dalla tasca della logora giacchetta due grigi arnesi metallici dalla forma rettangolare. Sigismondo sgranò gli occhi, sbalordito.
-Ma...funzionano?
-Sicuro. Come il primo giorno.
Si trattava di un vecchio modello di smartphone e un caricabatteria solare.

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Ps: immagini Pixabay 100% free (mi scusino i lettori, chiedo venia, che la prima immagine -un carrello da supermercato vuoto come uno zufolo e pure perso nel vuoto, indicando la precarietá- si riferisce alla puntata scorsa, ma mi ero scordata di caricarla):

https://pixabay.com/es/photos/carro-de-compras-compras-4536066/

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