ESPERIMENTO: numero 5 tasse, affitti e lacune

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Tancredi non era contrario alle tasse. Ricordava benissimo dai libri di storia quello che accadeva fino a un cinquantennio alle soglie del terzo millennio, quando il sistema impositivo della città era contenuto e mancava a completo qualsiasi forma previdenziale. Quando un padre o una madre di famiglia si ammalavano seriamente, se non erano ricchi, i figli si vedevano costretti ad abbandonare la scuola seduta stante per cercarsi un lavoro che permettesse loro di contribuire al sostento della casa. Poichè la scuola non era obbligatoria neppure ai livelli elementari, i servizi sociali erano del tutto assenti e men che meno l'amministrazione cittadina si sognava sia pur lontanamente di stanziare aiuti per le famiglie in difficoltà, non restava scelta. Il successivo sistema impositivo aveva posto fine a tale stato di cose grazie all'introduzione di un sistema previdenziale che per un trentennio era stato l'invidia di tutto il pianeta. Ma poichè in quella città vi era la tendenza innata alle distorsioni, il nuovo sistema era stato presto abbattuto. Pur essendone rimasto in piedi qualche barlume fino alle soglie dell'anno 4000, era oramai zeppo di falle già da un millennio all'incirca, complice un'economia malandata che non voleva saperne nulla di risollevarsi da tempo immemorabile. Tancredi non era contrario alle tasse, semmai era contrario alle lacune legislative che mancavano costantemente di prevedere circostanze che svergolavano dall'ordinario, come il fenomeno degli abitanti delle cabine telefoniche. Anche se di quando in quando curiosamente accadeva che qualche eccentrico andasse a occuparne una per sperimentare uno stile di vita alternativo, la maggior parte finiva a viverci perchè costretto dalla necessità e non se ne rallegrava affatto. Tancredi, dotato di un grande spirito di adattamento, era riuscito a crearsi una situazione che pur impossibile da definire confortevole, quantomeno per lui era vivibile. Ma nè lui e men che meno gli altri inquilini delle cabine telefoniche sarebbero stati in grado di sopravvivere se avessero dovuto pagare affitto e tasse. Naturalmente, non potendo pagare l'affitto, sarebbero stati sfrattati e obbligati a vivere per strada finchè il clima impietoso invernale o una malattia infettiva contratta a causa di condizioni molto più disumane delle attuali non avesse ucciso parecchi di loro. E non potendo pagare le tasse, sarebbero arrivate multe con il conseguente blocco di conti e carte di coloro che più fortunati degli altri avevano ancora qualche soldo per tirare a campare. Tancredi conosceva due vie d'uscita, se le peggiori ipotesi si fossero verificate (anzi, era arciconvinto che prima o poi si sarebbero senz'altro verificate: il punto non era il se, ma il quando), ma sapeva che entrambe erano poco e niente praticabili. La prima consisteva in una massiccia raccolta firme: nei casi delle manovre finanziarie ne sarebbero servite per almeno il 90% della popolazione. Ma siccome la stragrande maggioranza dei cittadini non erano usi allungare lo sguardo al di là del proprio orticello e per di più chi stava bene finanziariamente era uso infischiarsene altamente di qualunque peggioramento dell'amministrazione cittadina che non toccasse direttamente le proprie tasche, meglio scordarsene. La seconda consisteva in una serrata, quest'ultima impraticabile a causa dell'indolenza generale, unita al menefreghismo. L'unica serrata che Tancredi conosceva della sua città era oramai storia e si era verificata quattrocento anni avanti. I motivi erano molto più banali rispetto alle attuali circostanze, in accordo con l'indole della città: la fine dei campionati di calcio operata a denti stretti per impossibilità materiale del mantenimento di tali eventi.

Ps: immagine Pixabay 100% free (la benda agli occhi della statua vorrebbe rappresentare le lacune esposte nel racconto)

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Ecency