Diario dall'Albania - n. 6 - Facciamo il punto ... cominciando dall'inizio.

Oggi non sapevo di cosa scrivere nel post quotidiano: argomenti seri e che richiedono la dovuta attenzione ce ne sono molti che vorrei trattare, ma vista l'ora a cui mi ritrovo non è il caso; i giochi Splinterlands e Rabona diventano troppo ripetitivi, e non c'è molto da dire. Così l'illuminazione è stata quella di riprendere un vecchio filone di post, in cui parlo dell'Albania e della vita vista da qui.

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*L'ingresso della cattedrale ortodossa di Tirana. Molto più bella di quella che son stato capace di fotografare *

Era moltissimo che non ne scrivevo: l'ultimo post della serie è datato 19 febbraio 2020. Si stava cominciando a parlare di coronavirus nel mondo, e di lì a pochissimo sarebbe stato reso noto il primo caso ufficiale in Italia, qualche giorno dopo ancora la stessa cosa accadeva qui. Nell'ultimo post però tutto ciò sembrava ancora impossibile ed infatti lo scrivevo da un bar in un centro commerciale mentre attendevo mia moglie che aveva un appuntamento con un cliente per un lavoro dell'azienda. Son passati quindi molti mesi, quasi 9 , ma per via di quanto successo sembra un'eternità. Per certi versi il mondo è completamente diverso da allora e temo che alcune cose non torneranno più come prima, anche se ovviamente spero di sbagliarmi.

In questi nove mesi sono accadute molte cose, nel mondo ed a me. Pertanto forse è l'ora di riprendere il filo del discorso lasciato in sospeso e tornare un po' a parlare di questo paese che mi ospita ed in cui mi trovo molto bene. Non sono rose e fiori neanche qui, le difficoltà sono molte e sembrano aumentare ogni giorno, ma continuo a pensare di aver preso la giusta decisione quando il 23 luglio 2013, oltre sette anni fa decisi di lasciarmi l'Italia alle spalle. Ovviamente non fu una scelta semplice sotto molti punti di vista, ma era un'opzione che ventilavo da molto tempo: la situazione non era molto bella economicamente parlando. La regione dove vivevo, le Marche, non era ancora uscita dalla crisi economica di un paio d'anni prima, molte aziende e fabbriche in particolare soffrivano sia gli strascichi di quella crisi, con due banche del territorio in sofferenza, la prima delle quali fallì (si lo so, le banche non falliscono per legge, ma oramai lo sapete, per me i giochi di parole non contano, bado alla sostanza) e fu acquistata di lì a poco ad un euro da Intesa San Paolo, ma anche per le sanzioni introdotte nei confronti della Russia a seguito di quanto accaduto in Ucraina e Crimea. Infatti le Marche avevano molti rapporti economici con la Russia, seconda in questo solo al Veneto in Italia. Ero decisamente stanco del clima italiano, basato sul lamento continuo, sull'attesa dell'evento miracoloso che grazie all'opera di chissà quale salvatore della Patria avrebbe riportato tutto all'epoca d'oro. Frequentavo l'Albania già da 6 anni venendoci in vacanza con mia moglie, che qui ha la famiglia, e me n'ero subito innamorato. Ogni volta che venivo ricaricavo le mie energie nervose, vedendo persone attive e che si impegnavano a risolvere problemi esistenziali molto più grossi di quelli a cui l'italiano medio doveva pensare. Un paese molto più povero ma più sereno e più "energico", laborioso. Così, sebbene, come detto, la decisione frullasse nella testa mia e di mia moglie da tempo, un giorno fu presa all'improvviso. Organizzammo tutto nel giro di una settimana o poco più, una volta decisi. Fu una fulminazione, quando un ennesimo cliente aveva deciso di rinviare per l'ennesima volta un investimento che doveva fare e nel quale mi aveva da tempo coinvolto progettualmente facendomi perdere non poco tempo. Il motivo era sempre quello: "aspettiamo, non sono convinto, magari più avanti le cose andranno meglio", "aspettiamo il nuovo sindaco, sentiamo cosa dice la banca, ascoltiamo che dice l'associazione di categoria", insomma "vediamo qui, ascoltiamo là". Per la cronaca, dopo la mia partenza il cliente, che tra l'altro mi doveva ancora dei soldi, non ha realizzato più nulla e due anni dopo ha chiuso tutto ed ora qualche volta si lamenta ancora con me: "avevi ragione, avremmo dovuto provare, se avessimo realizzato il progetto forse sarei ancora attivo", questo mentre si arrabatta con lavori temporanei presso questo o quello.

Venni in Albania in una calda e splendida giornata e quando misi piede in terra scendendo dalla nave, dopo quasi 24 ore di navigazione, cominciai a respirare a pieni polmoni. Un'ultima fatica di quasi due ore tra le operazioni di sbarco con l'auto ed il viaggio da Durazzo fino a Scutari, la città nel nord in cui ho vissuto i primi 18 mesi in terra d'Albania. Decisi di prendermi un periodo di riposo completo fino al 1° settembre. Era molto che non facevo delle vacanze vere e dovevo recuperare la carica. Il primo settembre mi misi a cercare lavoro. Ebbene si, venni senza aver nessuna prospettiva chiara: non avevo un lavoro, non conoscevo la lingua e non conoscevo persone importanti a cui chiedere o appoggiarmi. Solo la famiglia di mia moglie che ci ospitò i primi 15 giorni. Ovviamente avevo una certa tranquillità economica, con un'autonomia di qualche anno e tanta determinazione a costruire qualcosa di nuovo, partendo da zero.

Il primo settembre cominciai, come detto, a cercare lavoro, resistendo alla tentazione di avviare una mia attività investendo i fondi disponibili: ero in un posto che non conoscevo bene, sebbene l'avessi frequentato per vacanza, e nel lavoro, ma in genere anche nel resto, non lascio le cose al caso, preferisco studiare e programmare, sebbene come si capisce da quanto finora raccontato, non abbia paura a buttarmi seguendo l'istinto quando la vocina mi dice di farlo. E non ho paura di mettermi in gioco e "sporcarmi le mani" nel senso di cominciare facendo cose semplici, partendo da zero e dovendo dimostrare di saper ottenere risultati. Trovai lavoro il 5 settembre, scegliendo fra un paio di occasioni disponibili. Quei 5 giorni dal 1° al 5 sono stati i miei unici 5 giorni da disoccupato in Albania. Che lavoro? Qui è un impiego piuttosto ambito perché paga bene rispetto ai canoni locali, in Italia un lavoro molto molto bistrattato: divenni operatore di call center. Si uno di quelli che vi chiama a casa per chiedervi di passare a Vodafone piuttosto che a Tim. Lo so, ora mi odierete :) e mi sono giocato gli upvote su questo post. Che è nato per caso dovendo parlare di Albania e che invece è finito per parlare di me e della mia avventura qui.

Ok, avrò altro materiale da raccontarvi nei prossimi giorni, sempre che la rivelazione sul mio primo lavoro qui, non vi induca a smettere di seguirmi.

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